In questi giorni l’influenza ha raggiunto il suo picco. Si tratta di un’epidemia particolarmente aggressiva: come ha spiegato Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, “in termini di diffusione, è la più grave in Italia dal 2004″. Le caratteristiche di quella di quest’anno sono: tosse con catarro accompagnata a volte da diarrea e da una febbre più lunga del solito (fino a 8-10 giorni) e ad andamento bifasico”: primi 3-4 giorni di febbre, poi un paio di giorni di miglioramenti e ancora altri giorni di febbre. Non solo: negli ultimi giorni si è presentato un virus ‘inaspettato’, denominato Yamagata, che ha complicato le cose e, secondo gli esperti, ha reso pure inefficace la vaccinazione.

Tutti a letto, dunque. Specialmente i bambini che come al solito sono i soggetti più colpiti. A questo proposito la Società italiana di pediatra ha diramato alcuni consigli utili. Innanzi tutto per verificare se il piccolo ha la febbre è preferibile misurare la temperatura corporea utilizzando un termometro di tipo digitale in condizioni di riposo e a livello ascellare. Ricordarsi poi che la temperatura aumenta fisiologicamente dopo i pasti, dopo aver praticato sport e la sera.

Per abbassare la febbre evitare i cosiddetti rimedi della nonna, come le spugnature con aceto e la borsa d’acqua fredda sulla fronte. Al massimo un panno di acqua tiepida può dare un po’ di sollievo. Fare bere il piccolo frequentemente. Gli antipiretici vanno usati solo quando la febbre si associa a malessere generale, seguendo le indicazioni del proprio pediatra curante per quel che riguarda la posologia e la durata del trattamento. Il paracetamolo e l’ibuprofene, non vanno usati combinati/alternati. Inoltre è preferibile la somministrazione per bocca. Solo in caso di vomito è utile la somministrazione per supposta. Evitare di somministrare medicinali con decisioni autonome e altre cure “fai da te”. Non farsi prendere dal panico.

Ma quando consultare il pediatra? Se lo stato di malessere generale (febbre con brividi, cefalea, dolori muscolari, inappetenza tosse e raffreddore) non si risolve da solo entro la durata standard della patologia (5-8 giorni con un periodo di incubazione da 1 a 4), se il bambino è molto piccolo, o se sta molto male o se si rifiuta di mangiare e bere. L’influenza intestinale (gastroenterite) invece si presenta con vomito e/o diarrea. La Sip precisa che “l’antibiotico va somministrato solo in alcuni casi, su indicazione del pediatra. Infatti, l’antibiotico non serve per curare l’influenza, ma solo per curare un’eventuale complicanza batterica. È importante ricordarsi che somministrare un antibiotico a un bambino, se non necessario, non aiuta a far passare prima la febbre”.

Altri aspetti da ricordare sono i seguenti.

1. L’influenza nella maggior parte dei casi non necessita né di antibiotici né di antivirali: è una patologia autorisolutiva.

2. Gli antibiotici non debellano i virus influenzali.

3. Gli antibiotici usati per le complicazioni dell’influenza come l’otite potrebbero essere inefficaci contro la febbre.

4. Evitare abusi di antipiretici. In particolare non superare le 5 somministrazioni al giorno se usati in dose minima rispettando le 4 ore (almeno) fra una e l’altra. Oppure 4 somministrazioni al giorno in dose massima con intervallo di 6 ore almeno. Al terzo giorno in ogni caso va consultato il pediatra.

5. Meglio un bambino che tollera bene la febbre alta (38-39°) continuando una vita più o meno normale (gioco, pasti dcc ecc) piuttosto che un bambino con il fegato affaticato da dosi massicce di paracetamolo.

6. L’antivirale deve essere prescritto solo ed esclusivamente dal pediatra tenuto conto delle specificità del bambino e della patologia.

7. Stop all’ansia dei genitori e alle cure “fai da te”: quando non funzionano i genitori vanno nel panico e affollano i pronto soccorso. Meglio sempre rivolgersi preventivamente ad un pediatra.

8. In ottica preventiva invece occorre ricordarsi di far lavare frequentemente le mani ai bambini; non scambiare ciucci e posate tra i bambini; idratare bene i bambini; far assumere frutta e verdura in quantità adeguate; curare il raffreddore con i lavaggi nasali; aerare gli ambienti chiusi frequentemente.