Il pavimento pelvico è una parte nascosta e silente del nostro corpo, della quale ci accorgiamo purtroppo quando già c’è qualcosa su cui intervenire. Fino a quando, cioè, non arriva il momento in cui la pipì scappa senza controllo: poche gocce che mettono in allarme sul perché non siamo riusciti a trattenerla. Può avvenire poco dopo il parto o a ridosso della menopausa, non è solo una questione di età ma di elasticità.

Al Poliambulatorio Nuova Medicina Daniela De Rosa, fisioterapista specializzata in rieducazione del pavimento pelvico, incontinenza urinaria maschile e femminile e disfunzioni sessuali, assiste i pazienti e crea percorsi di riabilitazione personalizzati alle loro esigenze.

“Generalmente ci troviamo di fronte a incontinenza da urgenza, da sforzo o mista, di prolasso degli organi pelvici e disfunzione della defecazione e sessuali – spiega la fisioterapista -, o alla sindrome del dolore pelvico cronico. Sono gli aspetti su cui mi trovo maggiormente a intervenire, sempre più spesso, soprattutto per il pavimento pelvico, su donne in giovane età”.

Quello dell’incontinenza urinaria è un problema che, se di lieve entità, si può risolvere ma che non bisogna sottovalutare, soprattutto se si sono avute gravidanze che hanno indebolito la nostra capacità di trattenerla.

“A livello preventivo consiglio alle donne giovani in gravidanza di fare già esercizi nel periodo della gravidanza che allenino il muscolo del pavimento pelvico, per rafforzarlo ed evitare l’incontinenza. Due mesi dopo il parto è anche possibile iniziare un percorso”. I piccoli problemi di incontinenza possono poi diventare grandi man mano che si va avanti con l’età, arrivando alla menopausa che – continua Daniela De Rosa – “con il calo degli estrogeni predispone di una diminuzione dell’elasticità dei tessuti”.

Altro aspetto importante è la presa di coscienza del pavimento pelvico, “poco rappresentato a livello cerebrale e per di più una parte del corpo che non abbiamo sotto gli occhi. Questo comporta una difficoltà da parte della donna di sentire la muscolatura del pavimento pelvico che invece può essere rinforzata come tutti i muscoli del corpo”.

Perdite di urina, anche lievi, già bastano per rendere necessario un controllo.

“Le possiamo classificare in tre gradi differenti: lieve se la perdita arriva dopo risata, starnuto, colpo di tosse; di livello medio se avviene durante la corsa, più grave se la perdita avviene già mentre si cammina”.

“Quando incontro una nuova paziente – spiega la fisioterapista – procedo prima di tutto con una anamnesi e colloquio  in cui raccolgo tutti i dati, personali e relativi alla disfunzione. Per esempio sull’attività lavorativa svolta, se la paziente trascorre ore in piedi, l’attività sportiva, se soffre di lombalgia. I comportamenti del paziente sono importanti per capire se ci sono abitudini da correggere. Mostro loro le tavole illustrative per spiegare qual è il muscolo su cui andremo a lavorare e spiego in che cosa consiste il mio intervento. Si passa poi all’esercizio terapeutico o all’elettrostimolazione funzionale a seconda delle necessità”.

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