Piedi piatti: come capire quando è il momento di intervenire e cosa fare? A queste domande risponde il podologo, dottor Michele Matassoni.
“Tutti i bambini nascono con i piedi piatti o convessi, poi quando iniziano a camminare si formano le strutture del piede e la fisiologica curvatura – spiega il dottor Matassoni – Infatti alla nascita del bimbo nel piede sono presenti solo cartilagini. Il processo di ossificazione è quasi completo solo verso i 7-8 anni. Per questi motivi il mio consiglio è quello di non avere preoccupazioni prima dei 5 anni. Fino a questa età un piede piatto non costituisce una patologia. Dai 5 anni si può effettuare una trattamento conservativo con plantare (tipicamente un plantare ad elica, ma i modelli variano a seconda del tipo di piede) ed eventualmente oltre gli 8 anni si può pensare alla correzione chirurgica”, continua il dottor Matassoni.
Diverso è invece se si presentano gravi patologie congenite, come piedi torti con astragalo-verticale, piede talo-valgo-pronato o equino-varo-supinato. “In questi casi si interviene con manipolazioni dolci e tutori notturni – continua il dottor Matassoni – per mantenere il piede in una posizione fisiologica, senza dimenticare che spesso l’intervento chirurgico è l’unica soluzione veramente efficace”.
Ma quali sono i sintomi del piede piatto? “Durante l’infanzia si tratta spesso di soggetti lassi, a volte sovrappeso, che presentano alterazioni della deambulazione e una tipica deformazione e consumo delle calzature nella parte mediale (verso l’interno) del tallone – spiega il podologo – A questo si associa facile stancabilità e a volte dolore nella parte mediale del piede soprattutto durante il cammino. Spesso vi sono problematiche anche alle ginocchia (ginocchio valgo)”
In questi casi come intervenire? “Prima di tutto consiglio una visita dal podologo che in base alla patologia e alla sua gravità prescriverà la realizzazione di un plantare per correggere il piattismo del piede”, spiega il dottor Matassoni.
Un’altra patologia tipica dei giovani adolescenti (età tra i 6 e i 13 anni, picco di incidenza 8-10 anni), specie se soliti praticare sport che comprendano la corsa e il salto, è la malattia di Sever. “È determinata da una sofferenza del nucleo di ossificazione secondario del calcagno generalmente causata da un meccanismo di sovraccarico. Questo nucleo infatti si trova in corrispondenza di una porzione del calcagno molto importante facente parte del sistema calcaneo-achilleo-plantare, composto dal calcagno stesso, dal tendine d’Achille e dall’aponeurosi plantare (vale a dire la fascia di tessuto fibroso che si trova sotto il piede e che in caso di infiammazione dà origine alla fascite plantare) – spiega il dottor Matassoni – Tra i fattori predisponenti vanno menzionati anomalie a livello del piede (piede piatto, piede cavo) o delle strutture sovrasegmentarie (retrazione del tendine d’Achille o del tricipite surale) che comportano da un lato una ridotta capacità da parte del tallone di assorbire gli impatti, dall’altro un sovraccarico del sistema calcaneo-achilleo-plantare. Altro fattore predisponente importante è un periodo di accrescimento in altezza particolarmente rapido a cui non corrisponde un altrettanto rapido accrescimento dei muscoli e delle strutture tendinee. Infine influiscono e spesso sono la causa principale della sintomatologia il tipo di sport praticato, l’uso di calzature non adeguate, il tipo di terreno di gioco, errori nella tecnica di allenamento (allenamenti eccessivi e periodi di riposo non adeguati)”.
“La sintomatologia in questi casi comprende dolore solitamente assente al risveglio che si fa sentire o peggiora con l’attività sportiva e che migliora con il riposo. Spesso non sono apprezzabili aree tumefatte o rosse quindi la diagnosi può risultare difficile – spiega il dottor Matassoni – Il trattamento è incruento, nella maggior parte dei casi è sufficiente la sospensione dall’attività sportiva e la crioterapia (applicazione di ghiaccio) per un periodo che va dalle due-tre settimane ai due mesi. Dopo questo periodo si ha la remissione totale dei sintomi e il ritorno all’attività sportiva (facendo però attenzione a modificare quei fattori di predisponenti che hanno portato alla comparsa della sintomatologia). In alcuni casi per limitare il dolore è utile utilizzare talloniere in silicone al duplice scopo di alleggerire la tensione sul sistema calcaneo-achilleo-plantare rialzando il tallone e di assorbire gli impatti”.
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