Gli uomini devono cominciare a prendersi cura della salute della prostata sempre prima: le ultime ricerche infatti da un lato evidenziano che si è abbassata l’età media in cui si verificano patologie benigne come l’ingrossamento; dall’altro come la diagnosi precoce e la prevenzione in generale diano ottimi risultati per i casi di tumore.
Per quanto riguarda l’ipertrofia prostatica benigna, un recente studio della Società italiana di urologia afferma che ne soffre il 10% degli uomini tra 40 e 50 anni, percentuale che arriva a toccare il 35% nella decade di età successiva. In tre pazienti su quattro, poi, è presente un’infiammazione cronica che scatena i sintomi e favorisce la progressione della malattia. Cronicizzata e tralasciata, l’infiammazione condiziona pesantemente anche la progressione e l’efficacia delle terapie.
I casi di tumore alla prostata, il cancro maschile più diffuso con il 19% di tutti i casi, sono in aumento ma a cinque anni dalla diagnosi è vivo l’89% dei pazienti. I progressi della scienza e la tecnologia hanno consentito di fare passi in avanti, che solo fino a qualche tempo fa parevano inimmaginabili: oggi i tumori possono essere identificati nella fase iniziale e quindi, curati adeguatamente. Addirittura con gli screening si riescono ad individuare e a tenere sotto controllo le neoplasie presenti in forma latente già nei 40-50enne.
E’ chiaro quindi che una diagnosi precoce e controlli periodici siano essenziali sia per combattere l’ipertrofia benigna (il cosiddetto ingrossamento) che eventuali tumori. E’ anche importante sapere che i fattori di rischio associati allo sviluppo della malattia (nelle sue varie evoluzioni) sono la pressione alta, il diabete e colesterolo e trigliceridi alti. Particolarmente a rischio i fumatori e gli uomini obesi o in sovrappeso. Da qui l’esigenza di una corretta nutrizione e di uno stile di vita salutare con una moderata attività fisica. Per l’alimentazione, in particolare, gli esperti non finiscono mai di tessere le lodi della cosiddetta dieta mediterranea con prevalenza di frutta, verdura, legumi e cereali integrali su carni rosse lavorate e grassi animali in generale: i ricercatori dell’Istituto oncologico di ricerca dell’Università della Svizzera italiana lo scorso anno hanno pubblicato una ricerca che mostra come il metabolismo dei lipidi costituisca la ‘benzina’ del cancro alla prostata e quindi ne acceleri la formazione.
Via libera, con moderazione, anche al vino rosso. E una volta tanto la prevenzione non è sinonimo di sacrificio, anzi. La rivista scientifica “International Journal of Cancer” ha evidenziato come un bicchiere di vino rosso al giorno possa ridurre il rischio di sviluppare un tumore della prostata: “Gli uomini che consumano quattro o più bicchieri di vino rosso alla settimana – è scritto nella ricerca presa in considerazione – hanno un rischio di cancro della prostata ridotto del 50%. Per quanto riguarda i tipi di tumore più aggressivo, l’incidenza risulta ridotta addirittura del 60%”. Tutto merito del resveratrolo, antiossidante presente nella buccia dell’uva rossa, che sarebbe efficace anche contro l’ipertrofia prostatica benigna, di cui soffre più del 50% degli over 60. Nessun particolare divieto neanche per il caffè. Anzi, anche in questo caso si trovano ricerche che sostengono che la caffeina ha effetti protettivi contro il tumore alla prostata, con il rischio che si riduce in chi beve tre tazzine al giorno. Lo studio, è stato precisato, ha preso in considerazione la popolazione del Molise, che quindi beve caffè rigorosamente preparato all’italiana, cioè con alta pressione, temperatura dell’acqua molto elevata e senza l’uso di filtri. Un’altra autorevole promozione per lo stile alimentare italiano, dunque.
Al Polimabulatorio Nuova Medicina è il dottor Vito Stigliani che si occupa di Urologia e Andrologia. Per un appuntamento telefonare allo 0547 81171.
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